E la Merkel non c’entra nulla, stavolta. Ho scoperto – in ritardo, com’è mio solito – un bellissimo documentario della BBC sul fenomeno in oggetto. Che poi Krautrock non vuol dire nulla, è solo l’etichetta un po’ canzonatoria che i Brits appiccicarono al rock (?) tedesco degli anni ’70 – dal quale attinsero poi tanta di quella roba che l’ascoltatore distratto nemmeno si immagina. Detto per inciso, due delle mie band preferite in assoluto, i CAN e i Popol Vuh, fanno parte del lotto.
Non so perché, continuo a stupirmi dello straordinario livello della televisione pubblica britannica, un’azienda che produce documentari di qualità. Lo faceva anche la RAI, decenni fa, prima di diventare un clone della tv berlusconiana al servizio dei partiti (al servizio dei partiti lo è sempre stata, in realtà). Qualcosa di simile a Krautrock – The rebirth of Germany lo si è visto alcune settimane fa nel pregevole La voce Stratos, trasmesso da Rai5 (NON prodotto, soltanto trasmesso, e ad ore antelucane, naturalmente). D’accordo, il krautrock è roba per nerd musicomani e cultori del pop come il sottoscritto, ma sono convinto che alcuni squarci sulla storia sociale della Germania postbellica saranno d’interesse anche per il lettore genericamente curioso. Buona visione.
io resto dell’idea che il cantante dei Can andava appeso per le palle
ROTFL! Pensa che Damo Suzuki l’ho visto a Mestre, allo 041 – quando ancora esisteva – accompagnato da un gruppazzo di rocker italiani – se non ricordo male c’era xabier iriondo con la maglietta da gondoliere. Mangiava la pappa in testa a tutti i giovani, in quell’occasione.
P.S. ma David Niven che al concerto dei CAN dice “It was great but i didn’t know it was music”? 🙂
Niven non poteva dire meglio; beato te io non lo sopporto Suzuki